Ved Buens Ende – Written in waters

Stendiamo un tappeto rosso ai piedi dei signori che tornano ad esibire superiorità e classe, e adoriamo. Questa gemma, partorita addirittura nel ’95 e finora annidata nel magazzino degli oggetti perduti, la Candlelight l’ha scovata, spolverata e riconsegnata a noi in forma smagliante. Ora sta a voi rendere omaggio al genio, all’esuberanza e all’intelligenza di una band che si aggira nei dintorni della perfezione. ‘Written In Waters’ è un disco intenso, emozionale, a sprazzi delirante, ma al contempo molto educato e composto, pomposo e magniloquente. I Ved Buens Ende allestiscono un teatro dell’orrore dove tutto si regge in un equilibrio conturbante ma congelato: immortalato in un presente astorico al di là del tempo e dello spazio. Siamo al cospetto di un metal elegante e raffinato, che si atteggia con movenze vellutate e morbide. Un teatro dell’assurdo dove recitano disarmonie frenetiche, acide e contorte, ammassate in chitarre compresse (il tocco ricorda i Thorns e i recenti Emperor e Satyricon), insieme all’agile finezza batteristica di Carl-Michael (anche cantante). Sul palco si erge poi, con attitudine tragico / teatrale e declamatoria, una voce assolutamente protagonista che svetta tra il Garm divino di ‘La Masquerade Infernale’ (Arcturus) e i deliri paranoici del Warrel Dane (Nevermore) più disperato. A tratti si racconta con una espressività che ha del toccante, ad altri la sorprendiamo in atteggiamenti arroganti. Per non parlare poi delle bestiali confessioni in grezzo screaming che fanno la loro comparsa in ‘Den Saakaldte’, dove il demone black metal, altrove elegantemente zittito, sfoga tutta la sua vitalità repressa. Tutti i brani sono tormentati e sofferti, anche se estremamente lucidi e razionalmente levigati: voglio dire che la follia dei Ved Buens Ende non è scomposta, ma pericolosamente cosciente. ‘Written In Waters’ è un album sofisticato e arrogante nel suo registro stilistico verboso, così vistosamente inusuale e avanguardistico (lo è ancora nel ’04, e pensiamo che risale al ’95!), ricercato e fuori dal comune. Superbo e pretenzioso, ma a ragione, perché conscio del fatto che la sua ombra si staglia ancora con importanza e attualità dal ’95 fino ad ora. E ora chiede riscatto con l’ansia del gioiello inascoltato che ha visto a suo tempo scemare le proprie eccezionali potenzialità. L’unica pietra di paragone che regge davvero il confronto è il menzionato capolavoro degli Arcturus, ma anch’esso è uscito ben due anni dopo…